mercoledì 22 dicembre 2010

Nasce l'oleodotto più lungo del mondo

Hanno 10 mesi di tempo le multinazionali interessate a costruire l'oleodotto che porterà gli idrocarburi dei Grandi Laghi sulle rive dell’Atlantico: lo dice alla MISNA l'ingegnere Alfredo Cestari, presidente del gruppo italiano che coordinerà la realizzazione della pipeline “più lunga del mondo”. “Il numero dei blocchi estrattivi interessati e le stime della produzione hanno già suscitato l’interesse di varie società – sottolinea il dirigente - e durante l’esecuzione del progetto i contatti potranno moltiplicarsi”. La settimana scorsa il Gruppo Cestari è stato incaricato dal governo di Kinshasa di “coordinare la costruzione” di un serpente di 6500 chilometri, che dovrebbe correre da nord a sud e da est a ovest. L’idea è “canalizzare tutti gli idrocarburi estraibili” del Congo centrale e orientale verso il terminale di Muanda, sull'Atlantico. Ai termini dell’accordo, l’esame di competenze, esperienze e solvibilità finanziaria delle società interessate dovrà essere concluso entro il prossimo ottobre. Nello stesso periodo è prevista la presentazione dello studio di fattibilità e di un rapporto "finale”. Ma al di là di passaggi obbligati e scadenze tecniche risaltano significati geopolitici e strategici. “Il progetto rappresenta un intervento di enormi dimensioni – sottolinea l’ingegner Cestari – del quale per ora è difficile quantificare il valore economico”. Tra un anno si vedrà più chiaro, anche perché saranno costituiti i consorzi titolari delle concessioni sui singoli giacimenti. Nell'intervista alla MISNA il presidente del Gruppo Cestari ipotizza il coinvolgimento di “imprese italiane attive nel settore dell’estrazione e della produzione”. Con molte probabilità è un implicito riferimento all’Eni, che l’anno scorso ha firmato un accordo per l’esplorazione e l’estrazione di idrocarburi sia nella regione della Cuvette centrale sia nelle province orientali, dal Lago Kivu al Tanganica. Possibile siano della partita anche la francese Total, l’inglese Tullow Oil e la cinese Cnooc, tutte società già presenti in Congo. A oggi in questo gigante d’Africa sono estratti appena 25.000 barili di greggio al giorno, per lo più nel sud-ovest che guarda l’Atlantico. Ma le speranze sono tante. Sul confine con l'Uganda il Lago Alberto custodirebbe riserve petrolifere per due miliardi di barili, mentre sempre nell’est si è aperta la corsa alle concessioni per il Lago Edoardo. Ora molto dipende anche dal Gruppo Cestari, una rete di otto società che in Congo e in altri paesi africani "progetta ed esegue" da anni "lavori di ingegneria civile per enti pubblici e privati".

Fonte: www.misna.it

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